EXCUSEZ MOI, JE NE
SUIS PAS CHARLIE!
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L'articolo 594 del Codice Penale recita: Chiunque offende l'onore o il
decoro di una persona presente è punito con la reclusione fino a sei mesi
o con la multa fino a euro 516.
Alla stessa pena soggiace chi commette il fatto mediante comunicazione
telegrafica o telefonica, o con scritti o disegni, diretti alla persona
offesa.
La pena è della reclusione fino a un anno o della multa fino a euro 1.032
se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato.
Le pene sono aumentate qualora l'offesa sia commessa in presenza di più
persone.
Fa immediatamente seguito l'articolo 595 con ulteriori precisazioni:
Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando
con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione
fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032.
Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è
della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2.065.
Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di
pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei
mesi a tre anni o della multa non inferiore a euro 516.
Se l'offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o
ad una sua rappresentanza o ad una autorità costituita in collegio, le
pene sono aumentate.
Senza dubbio oggi siamo più tolleranti di quando questi articoli sono
stati codificati perché pensati idonei a tutelare la dignità delle
persone, considerate singolarmente o accomunate da vincoli familiari
quando non ideologici, politici o religiosi. Io penso, però, che ci sia un
limite di decenza, di coscienza, di buonsenso e, perché no?, soprattutto
di rispetto che dovrebbe essere considerato invalicabile da persone
intelligenti.
La satira può e deve essere usata per divertire e, molto di più, per
denunciare atti, situazioni, avvenimenti e quant'altro venga posto in
essere per restringere o offendere o limitare la libertà delle persone.
Sappiamo però che la nostra libertà (leggasi anche dignità) deve
arrestarsi là dove inizia quella degli altri.
Di fronte agli eccessi dell'uso che si fa della satira (e, secondo me, non
ci sono dubbi che Charlie Hebdo spesso ne abbia abusato - ma possiamo
stilare un elenco molto lungo di personaggi, anche nostrani, che fondano
la loro popolarità facendosi scudo della "libertà di espressione") si può
rispondere con azioni, a dir poco, eccessive, del tipo poste in essere
contro la redazione del giornale parigino, oppure con la tolleranza,
spessissimo usata da cattolici o credenti di altre fedi religiose ma
comunque, e pur sempre, indignati per essere toccati in sentimenti che
fanno parte dell'essere più intimo della persona.
Ecco perché non me la sento di unirmi al coro di JE SUIS CHARLIE, che ha
inondato ogni tipo di comunicazione e ogni tipo di espressione dopo i
fatti del 7 gennaio scorso. Solidarietà e preghiera per le persone colpite
e indignazione e condanna per l'atto, perché nessun Dio può ammettere e
giustificare che si uccida in suo nome.
Ma rivendico rispetto e dico: excusez moi, je ne suis pas Charlie!
Alla prossima, ciao
tonino
Condividiamo
pienamente questo appunto dell'amico Tonino...
A noi la satira piace
così...






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