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Ernesto Balducci da "Il mandorlo e il fuoco"
vol.2
.....È pericoloso parlare di Dio con sicurezza. Mi verrebbe voglia - ma non è il
caso - di mostrare, sulla linea della storia, come in tutte le epoche in cui si
era molto sicuri di Dio, si era molto duri contro l'uomo. I roghi sono stati
accesi da credenti che di Dio erano sicurissimi o le loro teologie erano
estremamente squadrate, i loro concetti filosofici chiari ... Ma erano spietati
contro l'uomo! La loro sicurezza era feroce. Noi dobbiamo adorare il mistero di
Dio, sapere che non lo conosciamo, senza colmare il vuoto con sicurezze
artificiali, dimenticando, secondo la parola di un grande teologo evangelico,
«che quello che l'uomo dice di Dio è sempre l'uomo che lo dice ». L'adorazione
del mistero di Dio è, in un sol momento, rispetto per il mistero dell'uomo, per
la diversità dell'uomo, per le possibilità dell'uomo. Così Gesù ha fatto. Per i
farisei l'adultera era un'adultera; per Gesù non era solo quello, era una
possibilità nuova: «Va'; e non peccare più ». Gesù vedeva nelle creature il loro
futuro, la loro possibilità e le restituiva a quelle possibilità, liberandole
dall'identità del presente. Egli rispettava il mistero dell'uomo e sconvolgeva
le sicurezze dei tutori di Dio che erano nemici dell'uomo! È importante dire
queste cose. E importante quanto meno per coloro che soffrono questo tipo di
scandalo. Ognuno ha un tipo di scandalo a cui è esposto. Non ci sono scandali
identici per tutti. Anche in questo è la nostra diversità. Ma questo scandalo -
che io ho sempre sentito forte • della iniquità degli uomini che credono in Dio,
me lo posso spiegare solo col Vangelo. Furono gli uomini sicuri di Dio a mettere
in croce Gesù Cristo, non i nemici di Dio e gli atei del tempo (se ce n'erano):
gli uomini sicuri! Gesù ci apre ad un'immagine di Dio non chiusa in concetti
rigidi ma nascosta nel mistero del nostro futuro. La fede è consustanziale alla
speranza. lo non so, non so quello che saremo. Lo sapremo, lo saprò; e questo mi
porta a sorpassare, ad attraversare il mistero della vita, le incongruenze della
vita, in cui la Provvidenza sembra assente, e che lasciano inesauditi gli
interrogativi che restano dentro di me. Essi sono una specie di conto aperto che
io presenterò a Dio: «ho creduto in Te, o Padre, nonostante i forni crematori,
nonostante i terremoti, nonostante gli scandali avuti dai tuoi uomini, da quelli
che mi parlavano di Te e agivano contro la Tua Parola. Ho creduto in Te». È il
mio conto aperto. Il giudizio universale non è la grande scenografia delle
fantasie medievali: è, sì, un mio render conto a Dio ma è anche un Dio che rende
conto a me. Ho troppe cose da chiedere. Non è tutto chiaro. «Come è possibile
questo », disse Maria a Nazareth, «come è possibile questo?» Interrogativi del
genere restano sospesi nel mio dialogo con Dio, nella mia preghiera. Non sono
chiusi. Nessuno venga a dirmi: « Lei che crede in Dio, mi spieghi ». lo non so
spiegare nulla! Aver fede non vuoI dire aver la cifra per spiegare. li mio non è
il Dio dei filosofi, il Dio della teodicea con cui spiega che questo è il
migliore dei mondi possibili. Una fede come quella di cui parlo non si traduce
mai in dottrina. Essa si comprova nel rispetto per il mistero dell'uomo e nella
dedizione all'uomo al di là di tutte le sue diversità. Gesù non ha mai
discriminato gli uomini! E non lo ha fatto per tolleranza di tipo illuministico.
Non ha tollerato. Anzi, Egli non tollerava: la sua Parola è terribile. La sua
Parola fa violenza al cuore dell'uomo. Ma non ha mai discriminato. Anzi ha
combattuto contro le discriminazioni. «Le prostitute e i pubblicani vi
giudicheranno ». La predicazione di Gesù è uno sconvolgimento costante delle
identità rigide su cui il potere degli uomini fonda la propria stabilità.
Profondo insegnamento di cui oggi riscopriamo l'importanza. Ogni qualvolta
rinasce il fanatismo, noi possiamo combatterlo col Vangelo. Esso non ci insegna
la pericolosa tolleranza che equipara il bene ed il male, il vizio e la virtù.
Questa tolleranza è offensiva, non rispetta i timori, i tremori, le ansietà
delle coscienze. Essere buoni è fatica. Non mi rispetta colui che dice che
osservare o no la legge morale è lo stesso. Non mi rispetta, non rispetta la mia
fatica per evitare il male. E cosi la tolleranza che equipara tutte le idee, è
offensiva. Quello evangelico è precisamente un atteggiamento opposto. lo non so
che saremo, non so che sarà dinanzi a Dio colui che passa per nemico di Dio;
anche colui che a mio giudizio agisce male. lo non equiparo il bene al male: chi
agisce male agisce male. Ma io proietto la sua vita verso un futuro in cui egli
apparirà., nella luce di Dio, come uno strumento del suo Regno. Quella del
mistero dell'uomo è una verità da recuperare, non perché nel buio del mistero i
conti tornano sempre appunto perché è buio, ma perché in quel mistero sono
custodite le possibilità che non si definiscono. È in questo modo che si
superano anche le rigide definizioni ideologiche dell'uomo. Le ideologie feroci,
le conosciamo! I roghi non li hanno accesi solo i teologi ma tutti gli ideologi
che erano del tutto sicuri che cosa si dovesse fare per il bene del futuro
dell'umanità. La mitezza evangelica immunizza anche le ideologie, di cui pure si
ha bisogno per cambiare il mondo. Ovvero, le contrassegna di relatività e
ricorda che tutte le ideologie sono per l'uomo e non l'uomo per le ideologie,
per tradurre in termini moderni l'antica parola di Gesù. Se tutto questo è vero,
le occasioni in cui i conti non ci tornan più, sono occasioni di sapienza. Noi
ne dobbiamo approfittare non solo per aprire la nostra anima alla pietà verso i
fratelli sofferenti, ma per riprendere ancora una volta, una giusta posizione in
questo mondo, per provare la nostra fede in una operosa pietà per l'uomo. E
questa la via di conoscenza. Come dice Gesù: «lo conosco perché do la vita ».È
nella dedizione della propria vita ai fratelli che si apparirà, nella luce di
Dio, come uno strumento del suo Regno. È nella dedizione della propria vita ai
fratelli che si avvera la cognizione di Dio e la cognizione dell'uomo. La
conoscenza teorica ci mantiene estranei all'uomo: lo descrive, ma non entriamo
nel suo mistero. Solo quando ci sacrifichiamo per l'altro, entriamo nella sua
verità.
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