Un mix di sacro e
profano, con le tradizioni nelle Botteghe artigiane e la cultura nei musei
della montagna
Anche nel Friuli Venezia Giulia la montagna è autentica e a Natale si
rivela tra mercatini, tradizioni, artigianato, attività sulla neve e nei
piccoli borghi.
Gli sciatori possono scegliere tra 6 diversi poli, incastonati tra le
Dolomiti Friulane, le Alpi Carniche e le Alpi Giulie, che offrono la
possibilità di praticare tutte le specialità.
I mercatini sono l'appuntamento classico per lo shopping natalizio che
punta sulla tradizione. Ma forse il sistema migliore per conoscere
l'artigianato locale in tutti i suoi aspetti è quello di dedicarsi alla
scoperta delle botteghe sparse nei borghi di montagna grandi e piccoli.
Chi si trova in Friuli Venezia Giulia può cominciare da Tolmezzo, cuore
della Carnia, e in particolare dalla Mostra permanente, che raccoglie il
meglio dell'artigianato artistico e di tradizione: oggetti in ceramica,
legno e vetro, bambole, tessuti, tappeti e arazzi, mobili decorati e
intagliati, arte orafa, stufe in pietra e maiolica.
Per i visitatori sarà poi facile raggiungere i singoli artigiani e le loro
botteghe, che producono oggetti classici ma possono anche nascondere vere
e proprie sorprese, come la liuteria dove si creano viole, violini e
contrabbassi o il laboratorio degli orologi antichi della Val Pesarina.
Grande spazio hanno le tradizioni locali, soprattutto quella delle
maschere di legno, come a Sauris, o quella legate alle leggende del
territorio che hanno fatto nascere un artigianato dedicato a orchi,
folletti e fate, rappresentati con ceramica e legno o con materiali
recuperati nei boschi come cortecce, pigne, piume, licheni.
Non può mancare l'offerta di tessuti, dalla lana cotta al lino, con cui si
realizzano abiti e gli immancabili scarpets, le classiche scarpe di stoffa
conosciute fuori dalla regione proprio con il nome di furlane.
Particolare anche l'offerta di oggetti in oro e gioielli: tra gli altri,
il piccolo «gugjet» che un tempo le donne portavano alla cintola per
appoggiare il ferro del lavoro a maglia.
Nell'inverno nella montagna friulana non possono mancare le feste popolari
e le tradizioni, spesso umili, ma di grande intensità, che mescolano
credenze cristiane con preesistenti riti e abitudini pagani.
Già alla fine di novembre il Tarvisiano si prepara a ricevere San Nicolò,
il santo che ha dato origine a Santa Klaus e quindi a Babbo Natale e la
cui tradizione è ancora molto sentita in tutti i territori appartenuti
all'Impero austroungarico.
Il santo si presenta ogni anno accompagnato dagli spaventosi krampus, i
diavoli che sfidano i bambini del luogo in una gara di palle di neve e
petardi.
Il primo appuntamento è per il 29 novembre con la grande sfilata dei
krampus provenienti da Italia, Austria e Slovenia, ma altri eventi sono in
programma anche per tutto il fine settimana successivo.
La Carnia, invece, predilige Santa Lucia a cui Arta Terme dedica la Messa
e la Processione di sabato 13 dicembre, ma anche l'antico mercato dei
prodotti tipici artigianali e agroalimentari che si tiene il giorno
successivo.
Il giorno di Santo Stefano è dedicato al rito della Stella: alcuni cantori
visitano le case del proprio paese portando uno stendardo a forma di
stella e cantando le canzoni natalizie della tradizione locale in friulano
e latino.
L'appuntamento è a Piano d'Arta e a Sauris.
A Lauco si canta anche la vigilia di Natale, giorno in cui si lanciano
anche las cidulas, rotelle di legno di faggio infuocate che infiammano di
luce il pendio della montagna sui ci si fanno rotolare accompagnandole con
grida propiziatorie.
L'ultima festa è naturalmente l'Epifania e la protagonista è sempre una
mitica figura femminile che rappresenta l'anno passato e viene quindi
bruciata, un po' dovunque, nei tipici falò.
Son piccoli i musei della montagna del Friuli Venezia Giulia, ma non si
può dire che manchino di varietà.
Tra i musei etnografici o comunque dedicati alle tradizioni locali, c'è il
peculiare Museo dell'arrotino a Stolvizza di Resia, dove questo mestiere è
stato per secoli il più diffuso tra la popolazione maschile, costretta a
lasciare il paese in cerca di lavoro, ma in realtà troppo affezionata al
luogo natale per scegliere l'emigrazione permanente.
L'arrotino, con la sua bicicletta, si muoveva in tutta la regione e anche
nei territori confinanti, per poi tornare al paese di quando in quando. Il
museo documenta quindi non solo le tecniche del mestiere, ma anche la
storia sociale del territorio.
Nasce invece dalla passione di un solo uomo la Mozartina, una
straordinaria collezione in onore del grande musicista: strumenti musicali
antichi e moderni, libri antichi, spartiti e inoltre oggetti d'epoca e
arredi tipici carnici dal Seicento all'Ottocento.
Chi non può rinunciare all'archeologia, deve visitare il Museo
archeologico di Zuglio dedicato alla storia di Iulium Carnicum e in
particolare alla vita religiosa e commerciale dell'antico.