Zoncolan


Il Monte Zoncolan (Çoncolan in friulano) è una montagna della Carnia alta 1.750 m.


La cima è raggiungibile da Ovaro e Sutrio attraverso delle strade che salgono fino in cima, e da Ravascletto tramite la Funivia Ravascletto-Zoncolan che nella stagione invernale porta gli sciatori in vetta oppure a piedi tramite il sentiero denominato "Gjalinâr" (viene utilizzato soprattutto in estate).
Dalla cima si gode un panorama che abbraccia quasi tutta la Carnia: sono facilmente riconoscibili le cime delle Dolomiti Pesarine, dei monti Peralba (2.692 m), Volaia (2.470 m), Coglians (2.780 m), Creta delle Chianevate (2.769 m), Crostis (2.251 m), Dimon (2.043), Paularo (2.043), Sernio (2.190 m), oltre a diversi paesi del fondovalle.
La salita alla sella Zoncolan e' la più dura del Friuli e sicuramente tra le prime 10 d'Italia.
L'altimetria e' molto fedele alla realtà e non nasconde alcuna insidia. Le pendenze sono molto regolari e i valori massimi si attestano sul 20-21%. Nel grafico sono presenti solo due piccole inesattezze. L'altitudine di Liariis e' in realtà di 681 m e l'inizio del primo tratto oltre il 14% e' a quota 685 m. Lo scollinamento invece e' a 1735 m slm.
Il percorso può essere suddiviso in tre parti. Due, lunghe circa 2 km, sono "normali" mentre quella centrale, di 6 km, e' senz'ombra di dubbio estrema.

La salita inizia ad Ovaro dal bivio sulla statale 52bis presso l'ufficio postale.
Questa prima parte e' di "riscaldamento": le pendenze massime sono del 12-13%.
Si svolge in ambiente aperto attraversando il paese di Ovaro ed i prati che lo separano da Liaris. Giunti sulla piazza di questo paesino si svolta a destra e la strada spiana per circa 500 m. Subito dopo l'ultima casa inizia la seconda, durissima, solitaria, epica parte: 6 Km al 15% medio.
L'inizio e' netto e brutale. Appena usciti da Liariis si staglia nettamente un drittone al 14%, il primo e tra i meno impegnativi di una lunga serie. I tornanti sono pochi e spesso molto stretti.
Gli aspetti positivi sono la quasi totale assenza di traffico, l'ombra assicurata dal bosco di abeti e una carreggiata dal fondo accettabile.
Quando il bosco inizia a diradarsi per lasciare progressivamente posto alla prateria alpina e' segno che manca circa 1 Km alla conclusione della seconda parte che può finalmente essere considerata finita appena si e' superato il bivio segnalato per la Malga Pozzof.
Da qui, ammirando un bel panorama della verdissima Val Degano

 

la salita diventa pedalabile e si incontra anche una lieve contropendenza lunga circa 300 m a cui segue un breve strappo al 13%. Superatolo, si arriva alla prima delle tre gallerie. In realtà
sono dei cunicoli che devono essere superati con molta attenzione. Sono sterrati con un fondo molto sconnesso e viscido e soprattutto non sono illuminati: e' consigliabile munirsi di un fanalino. Usciti dalla terza galleria si e' in vista del passo che si raggiunge superando i 4 impegnativi tornanti finali.
Una volta scollinato la fatica e' ripagata, oltre che dalla soddisfazione dell'impresa, da un grandioso panorama. L'ultima possibilità di ristoro e' a Liariis, mentre scendendo verso Sutrio, dopo circa 3 ripidi km, si arriva nei pressi della baita Cocul.


La prima volta in assoluto del grande ciclismo sul monte Zoncolan risale al luglio 1997 con l'arrivo di tappa del Giro d'Italia Internazionale Femminile, detto anche Giro Donne, con la scalata dominata da Fabiana Luperini. C'è però da dire che allora non fu raggiunta la cima vera e propria ma l'arrivo fu fissato a circa tre chilometri dalla vetta per le condizioni della strada.

Il Giro d'Italia ha raggiunto lo Zoncolan per la prima volta nell'edizione del 2003: allora fu affrontato il versante di Sutrio. La tappa (la dodicesima di quel Giro) fu vinta da Gilberto Simoni. Da notare che durante questa tappa ci fu l'ultima prestazione di Marco Pantani, che giunse quinto. Il versante di Ovaro è stato invece affrontato per la prima volta il 30 maggio 2007, durante il Giro d'Italia 2007, quando ancora Gilberto Simoni arrivò in testa con il compagno di squadra e maglia verde Leonardo Piepoli, vincendo la diciassettesima tappa che era partita da Lienz, in Austria. L'inclusione di questa salita nel giro era stata sollecitata da Enzo Cainero al patron del Giro stesso e supportata dall'allenatore di calcio Francesco Guidolin, allora in forza al Palermo, grande appassionato di ciclismo.

   

Già però i primi pionieri del ciclismo in Carnia avevano affrontato la salita essendone respinti soprattutto a causa della inadeguatezza tecnica delle biciclette. Dopo il Giro d'Italia 2007 lo Zoncolan è stato soprannominato la montagna Simoni, per il fatto che a vincere entrambe le volte in cui è passato il Giro di lì è stato appunto Gilberto Simoni e per la considerazione del ciclista di questa salita, a cui è affezionato.


   


Nel Giro d'Italia 2010 il traguardo vide arrivare in solitaria Ivan Basso. Nel Giro d'Italia 2011 lo Zoncolan è stato nuovamente incluso, come arrivo della quattordicesima tappa, ed ha visto protagonista e vincitore Igor Antón.
 

Un riferimento alla penultima tappa del Giro 2014 lo trovate    QUI

Per Quintana si tratta del debutto al Giro ma di corse a tappe sembra già intendersene malgrado la giovane età: l’anno scorso fu infatti 2° al Tour de France, dietro a Froome, vincendo però le classifiche scalatori e giovani. «Vengo al Giro per salire almeno sul podio - dice il colombiano -. Le vostre salite mi piacciono e si adattano alle mie caratteristiche. Conteranno molti fattori, anche il meteo. Sono in forma e non sento la pressione di dover fare risultato per forza. A 24 anni ho davanti almeno altre dieci stagioni di Giri e Tour de France, quindi non ho fretta di vincere».
Quintana viene da Combìta, 3 mila metri di altitudine, dove si allena: condizione ideale perché l’altura arricchisce naturalmente il sangue di globuli rossi, dunque di trasportatori di ossigeno, una sorta di doping fisiologico. Che sia diventato ciclista professionista è però quasi un miracolo. Da bimbo rischiò infatti di morire per una misteriosa virosi, curata da mamma Eloisa con infusi di erbe e impacchi di cortecce, al limite della stregoneria. Poi subì un’altra grave infezione polmonare, che lo lasciò esangue e debilitato.
Eppure Nairo fu più forte delle malattie e cominciò a ritemprare muscoli e polmoni dapprima facendo la guardia in mountain bike alle mucche sui pascoli intorno a casa, poi percorrendo in bici ogni giorno, per 5 anni, i 16 km che lo separavano dalla scuola, discesa all’andata ma salita tosta al ritorno.
La malasorte gli tese altri tranelli: fu buttato fuori strada da un camion proprio mentre andava a scuola, poi investito da un taxi - era già diventato corridore - restando in coma per alcuni giorni. Si riprese sempre, tenace nel fisico come nel carattere. E decise che il ciclismo poteva diventare la sua vita dopo aver stracciato nel 2005 in una sfida improvvisata Juan Pistolas, allora il più forte corridore di Combìta.
Era nato un campioncino, che infatti 5 anni dopo vinse il Tour dell’Avenir, la più dura corsa a tappe per dilettanti, e due stagioni più tardi trionfò nel Giro dell’Emilia, volando come un condor - il suo soprannome - sull’ultima impervia salita di San Luca.

«Sono emozionato perché i giornali mi danno favorito - aggiunge -. Sogno la penultima tappa, quella dello Zoncolan, una salita che ha fatto la storia del Giro. Mi piacerebbe vincere, quel giorno. La maglia rosa? Ho i brividi solo a pensarci». Nairo scandisce lentamente le parole, quasi a volerle soppesare.
Nella frenesia dei tempi moderni pare un corridore antico come i lineamenti del suo volto da indio. Fra tre settimane, quando domenica 1° giugno il Giro terminerà a Trieste, il mondo del pedale potrebbe ritrovarsi in gruppo un nuovo straordinario personaggio.