La Val d'Arzino

 

 

 

 


Si trova nelle Prealpi Carniche, in provincia di Pordenone. È attraversata dal torrente Arzino (da cui prende il nome) e comprende i comuni di Vito d'Asio, Forgaria nel Friuli e Pinzano al Tagliamento, comune nel quale, nei pressi della frazione Pontaiba, il torrente sfocia nel fiume Tagliamento. Si estende longitudinalmente dal paese di San Francesco al comune di Pinzano al Tagliamento e latitudinalmente dal paese di Vito d'Asio al paese di Forgaria nel Friuli.
I principali rilievi della Val d'Arzino sono il Monte Corno,

 

  

 

 il Monte di Vito d'Asio

e il Monte Prat (Forgaria nel Friuli).

 

 

 

Cascate dell'Arzino

 

         


Le cascate dell'Arzino si trovano a pochi metri dalla sorgente, in prossimità di un brusco cambio di pendenza della valle. I salti d'acqua, circondati da rigogliose faggete, si alternano ad ampie vasche di erosione e a profonde e verdissime pozze. Le cascate sono raggiungibili senza alcuna difficoltà percorrendo una breve e comoda stradina forestale, che prende il via all'inizio della Valle di Preone.
Le principali risorse turistiche della valle consistono nel patrimonio naturalistico, di particolare bellezza in tutti e tre i comuni e dal patrimonio storico. Nel comune di Vito d'Asio, nella frazione di Anduins, sono da notare le sorgenti solforose sul rio Barquet

 

 

e gli annessi impianti termali in fase di sviluppo. Per gli escursionisti vi sono percorsi a Vito d'Asio e nella frazione S. Francesco, ma anche nel comune di Pinzano al Tagliamento. Mentre per i ciclisti, vi sono numerosi percorsi nel comune di Pinzano al Tagliamento presso il torrente Gercia e lungo la ferrovia Casarsa-Pinzano-Gemona del Friuli attualmente dismessa. Dal punto di vista storico sono da notare il castello del conte Ceconi a Vito d'Asio e il castello di Pinzano, nonché i numerosi siti storici sparsi in tutta la vallata. Ad Anduins,

 

   

 

   

 

 San Francesco, Pielungo,

 

  

 

Castello Ceconi a Pielungo

 

Giacomo Ceconi (Pielungo, 29 settembre 1833 – Udine, 18 luglio 1910) è stato un imprenditore italiano

Il conferimento del titolo di conte della Corona d’Italia richiedeva che Giacomo Ceconi erigesse una residenza dalle caratteristiche e dalle proporzioni di un castello. Il Ceconi decise allora di costruire una villa, che avrebbe dovuto tenere legati i suoi discendenti alla natale Pielungo. Per attendere di persona alla progettazione e alla costruzione di tale residenza nobiliare, Giacomo Ceconi si trattenne sempre più frequentemente e per lungo tempo nel suo borgo natio.
« Nella costruzione della favolosa villa padronale, il Ceconi palesò tutta l'ingenua ammirazione dell'uomo privo di cultura per alcune personalità. »
Lo dimostrano le statue di quattro poeti: Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso, statue erette a decorare la facciata del palazzo.

Il castello veniva riscaldato a legna, per cui si rendeva necessario il lavoro ininterrotto di un addetto all'alimentazione delle enormi stufe di maiolica, che si trovavano in ogni stanza (il suo nome era Florio). L'illuminazione era invece ad energia elettrica, ricavata dalla centrale fatta costruire dal conte presso il torrente Arzino, ove, attraverso delle tubature a condotta forzata, giungeva l'acqua dell'acquedotto Agaviva. Nei sotterranei del castello vi erano infine dei forni, utilizzati per cuocere i cibi tipici friulani ma anche quelli legati alla tradizione austriaca.
Il Ceconi aveva poi designato una stanza del castello a museo, in cui conservava gelosamente molti oggetti legati alla sua gioventù e al suo lavoro da imprenditore. Tra i tanti cimeli vi erano gli arnesi da muratore usati in gioventù, i disegni dei lavori eseguiti, dediche, medaglie, pergamene, i diplomi ricevuti e anche molti ritratti di maestranze e di ingegneri con i quali aveva collaborato durante la sua lunga carriera.
Dopo l'ultima guerra l'edificio venne ceduto all'Ente Provinciale di Economia Montana. A detto ente la famiglia Ceconi aveva già devoluto tutto il terreno boschivo, acquistato e ripopolato dal conte. L'ente pubblico provvide all'opera di restauro del palazzo, che tuttavia ebbe a subire nuove mutilazioni a seguito del terremoto.
Il 24 luglio 2008 il maniero è passato definitivamente nelle mani dell'azienda Graphistudio che, oltre al castello, ha acquistato anche l’annessa foresta di faggi.
Nel 1912 la società friulana Pro montibus et sylvis conferisce il diploma di benemerenza all'ormai scomparso Conte Ceconi per i rimboschimenti eseguiti dal 1890 al 1908. La zona della Val d'Arzino appariva in quel periodo come luogo di «frane disastrose» e «misero squallore». Il Ceconi si rese a questo scopo promotore di rimboschimenti su grande scala: si valuta che dal 1890 al 1908 mise a dimora circa 1.900.000 piantine (fra cui molti pini, abeti e larici) tutte in terreni di sua proprietà. Al lavoro di impianto ne conseguì poi uno di sostituzione e manutenzione accurata dei boschi, che venne continuato anche dopo la morte del Conte.
 

 

    

 

 

 

 

 Forgaria

 

   

 

 

e a Valeriano, Pinzano al Tagliamento

 

      

 

Sono presenti luoghi d'alloggio per turisti o strutture ricettive.

Il clima mite che si trova, in estate, nelle zone più a valle del torrente permette la balneazione prevalentemente nei comuni di Forgaria nel Friuli e Pinzano al Tagliamento, ma anche in numerose località di Vito d'Asio.

 

 


I piatti tipici e i prodotti della valle, nonostante le influenze dovute alle dominazioni straniere, hanno sempre mantenuto le loro caratteristiche di semplicità e sobrietà, legate alla vita contadina di montagna. Il formaggio salato e la polenta sono gli ingredienti della cosiddetta balote, uno dei simboli della Val d'Arzino. Consiste in una palla di polenta riempita con del formaggio, cotta su braci e cenere. Spesso viene accompagnata da funghi e da erbe aromatiche tipiche della zona. Si trova inoltre la pettinba, un piatto a base di carne di pecora affumicata con spezie. Da notare è anche la produzione locale di miele nelle diverse qualità: di acacia, di castagno, ai millefiori di montagna o di melata di bosco. I vini di vitigni locali, che sono l'Ucelùt, lo Scjaglìn, il Forgiarìn o il Piculìt neri sono tipici della Val d'Arzino.


Clauzetto

 

Clauzetto (Clausêt in friulano standard, Clausiet in friulano occidentale) è un comune italiano di 404 abitanti della provincia di Pordenone in Friuli-Venezia Giulia. È definita il balcone del Friuli per la sua posizione geografica. Fu gravemente danneggiata dal terremoto del 1976.

 

 


La storia della nostra terra si confonde per lunghi secoli con quella della Pieve d'Asio e del Comune d'Asio, costituiti dalle Ville di Clauzetto, Vito e Anduins.

Il documento più antico, per ora conosciuto, datato 2 febbraio 1298, si riferisce ad una questione di confine tra gli abitanti del Comune d'Asio, che raggruppava la comunità dei tre villaggi e quello di Mediis e Priuso, situato tra Socchieve e Ampezzo, riguardante i diritti sul Canale "de Marzignis", ossia il Canale d'Arzino.
Da questo documento si deduce che le montagne fino all'Acquaviva, non erano ancora abitate se non alternativamente da pastori dell'uno e dell'altro Comune, che alloggiavano in casere o malghe; mentre la zona a sud era divisa in proprietà tra le Ville d'Asio.
La montagna d'Asio, in faccia al sole, alta sulla valle sottostante e difesa dal baluardo dei colli che si accavallano ai suoi piedi, è stata asilo, in più riprese, delle povere genti della bassa friulana, terrorizzate dalle calate barbariche.
L'unità dei tre paesi della Comunità d'Asio, Clauzetto, Vito e Anduins, era garantita dalla chiesa di S. Martino, che da principio fu l'unico edificio religioso e ad essa facevano riferimento i fedeli di tutta la Pieve, comprese quindi le borgate.
Tra il 1500 ed il 1800, quando Canal d'Arzino si staccò dal comune carnico di Mediis e Priuso e si venne ad un accordo tra i Comuni d'Asio, circa il pacifico possesso di quelle terre, gli abitanti delle tre Ville, Clauzetto per Fratta, Paveon, Ringans e Canal di S. Francesco, Vito e Anduins per il resto, presero a stabilirsi nei Canali, dove sino ad allora non avevano tenuto che casere e stalle, fermandovisi solo l'estate per i pascoli e lo sfalcio dell'erba, salvo pochi casi di dimora stabile.
Infatti, in un documento del 1488, troviamo citato Fruinz e questo fa pensare che siano state prima abitate stabilmente le borgate d'Oltre foce.
Occorrerà arrivare agli inizi dell'800, per veder formate, in maniera definitiva, tutte le borgate della valle.
Camminare è anche soffrire, faticare, gioire, osservare, sentire, ascoltare le voci del bosco. Il Comune di Forgaria e la Comunità Montana del Gemonese ed in particolare la Pro Loco, hanno ripristinato i vecchi sentieri del nostro territorio per far conoscere a tutte le persone amanti della montagna che a Monte Prat non si arriva solo in macchina, ma anche attraverso le vecchie vie comunali percorse fin dai tempi remoti dalla comunità forgarese per praticare la transumanza del bestiame per l’alpeggio.

E’ doveroso che questi sentieri dimenticati e lasciati in abbandono per tanti anni, siano stati riscoperti per dare loro il giusto valore, essendo stati percorsi per secoli con tanta fatica, ma anche con tanta nobiltà e rispetto, contribuendo allo sviluppo ed alla salvaguardia di questo territorio. Queste antiche vie di comunicazione, che oggi lasciamo in eredità ai giovani, sono un patrimonio culturale che testimonia la civiltà del passato. Con uno zaino in spalla ed un po’d’amore per la natura, potremo ripercorrere questi vecchi sentieri che custodiscono nel loro segreto i sacrifici e le speranze di tante generazioni.
Troveremo lungo il percorso “le Ponse”, le sacre immagini, le ancone votive, le scritte su pietra che testimoniano l’operosità e la fede della nostra buona gente.

 

Vi consigliamo la visita a questo sito : Sentieri della natura dove troverete utili indicazioni per le vostre passeggiate.