FIESTE DI PRIMEVERE 2012

Dal 25 Maggio al 3 Giugno Monte di Buja (UD)

L'ORIGINALE  TORO ALLO SPIEDO L'UNICO COTTO INTERO.

Un Toro davvero... TOC!
L'immagine del bue è stata considerata fin dalla preistoria come simbolo di operosità, pazienza, capacità di mettere in moto ciò che rende fertile la terra e produce positività. A Buja essa diventa addirittura il simbolo della comunità civica e si ripropone in diversi momenti, come bue o come toro, nella storia e nell'arte... ma anche in gastronomia!
L'architrave della porta laterale della Pieve di San Lorenzo ha scolpito il bue con l'aquila, la luna e il sole. Lo stesso bue, il "bue passante su tré colli" che simboleggiano a loro volta le tré cime di Monte, si trova nel gonfalone e nel logo ufficiale del comune.
Nella variante del toro l'animale si trova poi in rappresentazioni non ufficiali, ma capaci di richiamare l'idea di buiesità. Nel 1985, ad esempio, fu presentata a Venezia una mostra intitolata "II toro di Buja" che proponeva un bozzetto da utilizzare come simbolo della comunità per ricordare la tenace vivacità con cui si era svolta la ricostruzione post sismica e una medaglia utilizzata dal prof. Sergio Mazzola per l'anniversario di una associazione sportiva disegna l'immagine dell'animale come simbolo di potenza e aggressività.
Il bue/toro ricompare spesso come logo anche nel materiale pubblicitario della Pro Buja, soprattutto per far conoscere il piatto che è valso all'associazione il riconoscimento di "Tipicamente Friulano", cucinato con bovini della razza Pezzata Rossa Friulana.
Si tratta del toro cotto intero allo spiedo, secondo una ricetta proposta negli anni '60 da parte di un gruppo di infaticabili volontari che, dopo aver fondato la Pro Loco per valorizzare il patrimonio storico e paesaggistico di Monte, avevano messo in piedi anche la prima Fieste di Primevere.
Voci suggestive circolavano allora sulle origini del piatto e sulle modalità di cottura. Si parlava di 40, tra erbe e spezie, necessario per la marinata che doveva dargli il sapore inconfondibile, e si raccontava di ore interminabili necessario per cuocere lentamente, in profondità, l'animale intero.
Il mistero andava a condire ulteriormente la ricetta anche quando si parlava di origini di quello straordinario piatto; si diceva, ad esempio, che avesse origine sudamericana, importato dai nostri emigranti nel primo dopoguerra.
Da qualche anno, la fantasia di un gruppo di attori locali lo ha ricollocato a ridosso delle civiltà comunali dei tempi della Serenissima, inquadrandolo nelle atmosfere fosche dell'invasione dei Turchi. Lo scampato pericolo dopo un assedio con cui i Mori avrebbero inutilmente tentato di impadronirsi del castello di Buja sarebbe diventato il pretesto per grandi festeggiamenti, in cui l'animale diventava vittima sacrificale da servire nel piatto dopo lunga cottura allo spiedo!
Storia e arte, gastronomia e immaginazione si ricompongono insomma nella figura del malcapitato bovino, oggi come ieri simbolo, sì della bujesità, ma anche macellato e cucinato con sapiente perizia e con qualche segreta modalità che lo rende unico ed inconfondibile.
"Monede di Buje", quindi, ma anche "Toro di Buja": un toro con tutte le carte in regola per essere T.O.C., toro di origine controllata oltre che toc, porzione [nel piatto) di ottima qualità!