Spilimbergo

 

 


(Spilimberc o Spilinberc in friulano) è un comune italiano di 12.300 abitanti della provincia di Pordenone in Friuli-Venezia Giulia, sulla sponda destra del Tagliamento.
Il territorio del comune era sicuramente frequentato in epoca preromana, come testimoniano i resti del castelliere di Gradisca, alla sinistra del torrente Cosa, mentre il più antico documento che riporta il nome Castrum de Spengenberg risale al 1120. Durante il medioevo la città cresce attorno al suo castello fino a dotarsi di tre cerchie di mura, i cui resti sono ancora visibili.

Nel 1797 Spilimbergo passa all'Austria. Viene a far parte del Regno d'Italia nel 1866.
Il cuore della città è sicuramente Corso Roma,

 

 che attraversa il centro storico da est ad ovest. È luogo di passeggio sul quale si affacciano storici edifici multicolori.

Percorrendo la via partendo da ovest si incontra subito la Torre occidentale,

risalente al XIV secolo e che era l'ingresso al Borgo Nuovo, racchiuso dalla terza cinta muraria, ora scomparsa.
Proseguendo verso est si incontra prima il Palazzo Monaco e si giunge poi in Piazza Garibaldi,

 

 centro ideale della città. A sud della piazza si trovano la Chiesa di San Giuseppe e Pantaleone, nel cui interno è conservato il Coro Ligneo,

e la Chiesa di San Giovanni.
Proseguendo ancora si arriva alla Torre Orientale,

 che apparteneva alla seconda cinta muraria. Adagiata alla torre si può ammirare la Casa Dipinta,

con affreschi del XVI secolo rappresentanti scene della vita di Ercole.
Corso Roma termina in piazza Duomo, delimitata a sud dal Duomo, risalente al XIII secolo.

   

Affacciati alla piazza, a ovest il Palazzo de Daziaro

 

 e a nord la Loggia della Macia,

 

 sulla cui colonna ad angolo è ancora visibile

la Macia, unità di misura di lunghezza anticamente usata negli scambi commerciali.
Dalla piazza, attraverso un ponte sull'antico fossato, si entra nel Castello,

   

l'edificio più orientale della città, costruito sul limitare del fiume Tagliamento. Risale al 1120 il primo documento che parla del Castrum de Spengenberg. Distrutto da un incendio nel 1511 fu ricostruito secondo schemi medioevali. Al suo interno il Palazzo Dipinto e il Palazzo Tadea, costruzione portata a termine nel 1566 da Tadea, vedova del conte Bernardino.

A nord del castello si trova il Palazzo di sopra,

 

recentemente restaurato e ora sede del Municipio. Dal cortile del palazzo si gode di una magnifica vista sulla valle del Tagliamento. Di fronte al palazzo il quartiere Valbruna, dalla tipica struttura medioevale.
Tra il Castello e il Palazzo di sopra, a fianco della strada che scende verso il greto del fiume Tagliamento, si trova la Chiesetta dell'Ancona.

Spilimbergo prende nome dai conti carinziani Spengenberg che qui si installarono intorno all'XI sec. Il primo documento che riporta il nome del castrum de Spengenberg è del 1120 ma la storia del sito è ben più antica, come attestato dal castelliere di Gradisca sul Cosa (IX sec. a.C.), elevato a difesa della strada diretta in Germania e del guado in Tagliamento. La città, nel medioevo, fu un importante centro di transito e di commerci, prospera e florida tanto che, per contenere una popolazione sempre più crescente, ivi comprese numerose famiglie di lombardi, di fuoriusciti toscani e di ebrei, dovette dotarsi, in rapida successione, di ben tre cinte murate. Il 4 ottobre 1284 Walterpertoldo II, signore del luogo, pose la prima pietra del duomo dedicato all’Assunta. Nel 1420 la città, come peraltro tutta la Patria del Friuli, passò sotto il dominio della Serenissima; col trattato di Campoformido del 1797 venne ceduta all'Austria e, nel 1866 annessa al Regno d'Italia. Alta sul Tagliamento, al centro della Regione, Spilimbergo si fregia del titolo di città d’arte e patria del mosaico, la cui Scuola gode di meritata fama internazionale.

   

Nata nel 1922, la Scuola Mosaicisti si pone come obiettivo l’impegno didattico, il sodalizio tra tradizione e rinnovamento, tra realtà produttiva e realtà culturale. Nella luminosità dei laboratori di mosaico e di terrazzo, martelline, ceppi e taglioli ancora oggi scandiscono il tempo di un lavoro di lontana memoria (quello del mosaicista e quello del terrazziere). La sensibilità del mestiere, incontaminata nel corso della storia, nei tempi moderni si nutre di nuovi stimoli attraverso l’incomparabile incontro con artisti, progettisti e designers. Gli stessi pionieri del mosaico moderno, i mosaicisti di Sequals del secolo scorso, sono stati capaci di allacciare relazioni con pittori e architetti per lavori di grandi dimensioni: hanno diramato la loro arte in tutto il mondo, dalla decorazione della Library of Congress di Washington a quella dell’Opéra di Parigi, dove il progetto dell’architetto Charles Garnier viene valorizzato dai mosaici commissionati al sequalsese Gian Domenico Facchina, noto anche per gli interventi nella Chiesa di Lourdes. Con queste premesse, nella sua tipologia didattica e produttiva, la Scuola realizza importanti e grandiosi interventi musivi di richiamo internazionale, passando attraverso lo studio e l’applicazione del mosaico romano, bizantino e moderno. Nel primo dopoguerra il lavoro più interessante della Scuola è la decorazione parietale e pavimentale di diecimila metri quadrati di mosaici al Foro Italico di Roma su bozzetti di Giulio Rosso, Angelo Canevari, Achille Capizzano e Gino Severini. Nel secondo dopoguerra, esecuzioni di così grande respiro vengono realizzate dalla Scuola nei rutilanti mosaici del Santo Sepolcro a Gerusalemme: l’intervento, su cartoni dell’agiografo greco Blasios Tsotsonis, è pensato nel rispetto dei canoni bizantini. Altra commissione di notevole importanza per la Scuola è quella del mosaico pavimentale, di ben 1600 metri quadrati, realizzato nel 1991 per l’Hotel Kawakyu di Shirihama in Giappone, su progetto dell’architetto Yuzo Nagata.

 

Consolidatosi, nel corso degli anni, un buon rapporto con la committenza, la Scuola oggi cerca soprattutto di non dimenticare la sua stessa ragione di essere e valorizza il mosaico come fatto culturale oltre che tecnico: lo studio, la ricerca, la sperimentazione, l’utilizzo delle più innovative tecnologie sono segni di apertura e di crescita. La Scuola, oggi, si confronta con artisti di grande spessore: Basaglia, Celiberti, Ciussi, Dorazio, Finzi, Licata, Pizzinato, Zigaina, solo per citarne alcuni. La loro impronta ha offerto agli allievi la possibilità di sconfinare negli universi artistici più attuali, di porsi a confronto con le problematiche della luce e del colore, con le trame strutturali sottese a ogni singolo bozzetto, per riproporle in una veste e in una dimensione nuove … quelle musive: lo testimoniano le opere della mostra Mosaicoè tenutasi a Villa Manin di Passariano nell’estate 2000. Interessante e innovativo sul piano didattico e culturale è stato anche il rapporto dialettico instaurato con gli architetti, coinvolti nell’attività del corso di terrazzo presentando inedite soluzioni per l’arredo contemporaneo, privato e urbano (si ricordi l’iniziativa ‘Frammenti e Tessiture’ del 1999). La complicità di cultura e progetto, di mosaico e spazio architettonico trova la sua massima espressione in uno dei recenti lavori della Scuola: la realizzazione di una totemica colonna in mosaico, alta dieci metri, riflessa su bande verticali e caleidoscopiche in Corte Europa a Spilimbergo. Sono un omaggio all’Unione Europea e rientrano nel progetto di riqualificazione e restauro a usi urbani di strutture militari dismesse. Interessante, a Roveredo in Piano, è il fregio musivo, di gusto moderno, pensato per la cinta muraria del cimitero. Il mosaico è stato pensato, disegnato e realizzato a Scuola, una realtà che sa proporre soluzioni progettuali complete, dall’ideazione all’applicazione delle opere. Basti pensare al successo riscontrato dopo l’applicazione di pannelli parietali e pavimentali a Tokyo in Giappone (agosto 2002): la nicchia parietale è ispirata ai mosaici del mausoleo di Santa Costanza a Roma (IV secolo d.C.).

 In campo promozionale, tra le innumerevoli esposizioni a cui partecipa ogni anno, si ricorda il grande successo ottenuto presso il Royal Ontario Museum di Toronto (dicembre 2002 – marzo 2003), il più importante museo del Canada e presso il Bundoora Homestead Art Centre di Melbourne in Australia (giugno 2006). Negli ultimi tempi la Scuola è stata anche impegnata nel restauro dei mosaici del Santuario di Lourdes in Francia (oltre che a Venezia e in Quebec): ha realizzato i disegni per la ricostruzione delle lacune, ha seguito ricerche sui materiali e ha realizzato i mosaici con la tecnica a rovescio su carta, la stessa del noto mosaicista friulano Giandomenico Facchina. Un ulteriore importante progetto che merita menzione è sicuramente la realizzazione di un pannello di 36 metri di lunghezza per 4 di altezza – Saetta Iridescente – per la città di New York, nella nuova stazione della metropolitana Temporary World Trade Center Path Station (2004).

 

Saetta Iridescente è un’esplosione di colori, simbolo di energia e di prospettiva sul futuro, fondamentale dopo l’attentato dell’11 settembre. Ultimamente risultano interessantissimi gli interventi a Marrackech, Graz, Gorizia dove gli spazi e le installazioni del mosaico si integrano negli spazi nella nuova sede della VolksBank di Graz (2010),

 

 i mosaici dilagano sui pavimenti e creano un segno intenso e mutevole sulla parete. Perfettamente inseriti nei volumi dell’edificio, in dialogo sinergico con la luce, evocano – secondo le precise intenzioni del committente – la laguna di Venezia, con i suoi riflessi di luci e colori. L’ideatrice, la maestra mosaicista Cristina De Leoni, ha pensato di infondere alle superfici una dimensione fluttuante giocando con le sfumature leggere delle graniglie sulle pedate di gradini tecnologici e sul pavimento in seminato, senza dimenticare il rapporto con la natura, con le origini, attraverso i ciottoli, i sassi di fiume, collegati all’acqua, simbolo di vita e di rinnovamento. La Scuola Mosaicisti del Friuli è stata anche impegnata in un significativo intervento di progettazione e realizzazione musiva presso la Cassa e Scuola Edile di Gorizia, dove a cavallo tra 2010 e 2011 è stata collocata all’ingresso della nuova sede di via Montesanto una inedita installazione musiva. Il bozzetto – “Riflessi” – è nato all’interno della Scuola Mosaicisti del Friuli su ideazione dell’artista Stefano Jus che ha progettato due elementi tridimensionali – di vocazione monumentale – attraversati da policromatiche linee di forza musive, che scivolano anche sul pavimento. La monumentalità dei monoliti, di sapore primordiale, dialoga con l’arte contemporanea e quindi anche con il mosaico contemporaneo, dominato da ritmi vivaci e colori intensi, resi luminosi per effetto della loro stessa costruzione con gli smalti, che avvolgono e intersecano le strutture con intriganti giochi di texture. Il mosaico è stato realizzato dagli allievi del terzo corso e del corso di perfezionamento della Scuola Mosaicisti, che hanno operato con concentrazione e passione.