La Grotta di S.Giovanni d'Antro

La Grotta di San Giovanni d'Antro è antichissima:
la più antica del Friuli ed una delle più antiche di tutta la cristianità
Bisogna risalire a circa mille cinquecento anni fa per trovarne le origini, che
si affondano nel crepuscolo del Cristianesimo primitivo.
Una tenace tradizione lo faceva risalire al secolo V, cioè al periodo
immediatamente successivo al Concilio di Efeso del 431, nel quale venne
solennemente definita la Divina Maternità di Maria.
Sino a ieri si poteva pensare che una tale tradizione non avesse fondamento, e
derivasse da un pio vanto dei Cividalesi, e non da una probabile realtà
Risalendo la valle del Natisone e superato il paese di San Pietro, sul lato
destro del fiume, si trova il borgo di Antro, frazione del Comune di Pulfero. Un
sentiero di circa 500 m e una scalinata di 144 gradini conducono ad un’antica
grotta, con all’interno una Chiesetta dedicata a S.Giovanni
Dietro l'altare della chiesa si sviluppa una
grotta, già abitata fin da tempi preistorici. Il percorso dell'antro è agibile
ed illuminato per circa m. 300. Dai reperti ossei ritrovati, sembra che qui
abbia trovato rifugio anche l'orso delle caverne. Poi, tra i 4000 e i 7000 anni
fa, la grotta divenne predominio dell'uomo.

Gli speleologi hanno fino a oggi esplorato circa
2800 m, disposti su più piani, con numerose diramazioni con corsi d'acqua e
sifoni. La grotta è oggetto di continue scoperte da parte dei membri del Circolo
Speleologico Idrologico Friulano.
Legata alla grotta di san Giovanni d'Antro è anche la leggenda della regina Vida.
Ecco quanto racconta la favola una volta in voga tra le genti delle Valli del
Natisone:
La regina Vida viveva nel castello di Biacis. Allorquando giunse voce che stava
per arrivare Attila con le sue truppe, avendo notizie delle atrocità che
commetteva lungo il cammino, la regina radunò la sua gente ed ordinò loro di
rifugiarsi, con tutti gli averi, gli animali ed il frumento, nella grotta di San
Giovanni d'Antro. Qui trovarono disponibili l'acqua del torrente, un mortaio per
macinare il grano ed un forno per cuocere il cibo. Quando Attila arrivò nella
Valli del Natisone, trovò tutti i paesi deserti. Dopo accurate ricerche si rese
conto che la popolazione si era asserragliata nella grotta. Non riuscendo a
raggiungere il rifugio per la sua allocazione alla metà di una parete verticale,
ordinò che venisse posto l'assedio al fine di ottenere la resa per fame. Dopo
diversi mesi di isolamento, dentro la grotta stavano finendo i viveri e le
razioni di pane erano ridotte al minimo necessario. Quando rimase disponibile
solo un sacco di frumento, la regina pensò di utilizzarlo per ingannare il
nemico. Svuotò il sacco gettando il contenuto dalla rupe urlando che aveva a
disposizione ancora tanti sacchi quanti erano i chicchi di grano dispersi. Alla
vista di quello spreco, Attila credette che gli assediati avessero a
disposizione un gran numero di provviste, che potevano reperire grazie ad una
uscita nascosta della grotta, e pose fine all'assedio. Così, mentre gli Unni si
avviavano verso la pianura friulana, la regina Vida con i suoi sudditi poté
rientrare nei paesi abbandonati e vivere in pace e tranquillità nelle valli che
li ospitava.
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