Solo alcune foto e qualche cenno di montagne che da ragazzo ho avuto il piacere di scalare

 

 

 

 

 

Monte Coglians

 

    

 

Il monte Coglians è la vetta più alta delle Alpi Carniche nonché la maggiore elevazione della regione.

È situato a ovest del passo di Monte Croce Carnico (Plöckenpass), al confine tra l'Italia e l'Austria: il versante meridionale appartiene al comune di Forni Avoltri e quello settentrionale al comune di Lesachtal, nella Carinzia germanofona. Fa parte del gruppo Coglians-Mooskofel ed è raggiungibile attraverso due vie: con la via normale, che parte dal Rifugio Giovanni e Olinto Marinelli (2111 m), versante sud, o con la via ferrata del versante nord, assai più impegnativa.

Il panorama che si ammira dalla vetta è tra i più vasti e grandiosi delle Alpi orientali. Verso sud nelle giornate più limpide la vista può spaziare su tutta la pianura friulana fino all'Adriatico. In cima statua della Madonna, libro di vetta ed una campana, ( alla posa della Madonna e della campana c'ero anche io) i cui rintocchi  segnalano al gestore del rifugio Lambertenghi–Romanin l’esito dell’ascensione.


 

 

Il Coglians, come tutto il gruppo cui appartiene, è caratterizzato da intensi fenomeni carsici; la grotta più profonda finora esplorata è l'Abisso Marinelli. Durante la Prima Guerra Mondiale la cima venne stabilmente occupata dalle truppe italiane, che lo utilizzavano come punto d'osservazione. Sulla cima sono tuttora visibili i resti di alcune postazioni risalenti alla Grande Guerra.

 

 

Il Monte Peralba

 

   

 

(Hochweisstein in tedesco, La Peralbe in friulano, Peralba in veneto) è una montagna delle Alpi Carniche alta 2694 metri, la seconda vetta dopo il Monte Coglians.

 Si trova interamente in Veneto, nell'Alta Val Sesis, tra i comuni di Santo Stefano di Cadore e Sappada, nei pressi del Passo dell'Oregone, che segna il confine tra la provincia di Belluno, la provincia di Udine (comune di Forni Avoltri) e la Carinzia (Austria).

 

Alle sue pendici nasce il fiume Piave.

 

 

È formato da roccia calcarea dal caratteristico colore bianco, da qui appunto il suo nome che tradotto dal dialetto locale significa "Pietra Bianca".

Tale tipo di roccia è caratteristica comune delle Alpi Carniche orientali, chiamate anche Dolomiti Carniche proprio per il colore "bianco dolomitico" delle vette; le principali differenze con le Dolomiti vere e proprie sono l'altezza e l'età: le Dolomiti Carniche sono infatti più basse e più antiche (la catena principale delle Alpi Carniche fu interessata dall'orogenesi caledoniana nel Paleozoico).

Nel Devoniano (circa 350 milioni di anni fa), tutta la zona era sommersa dal mare e durante il corso dei secoli i detriti si accumularono nel bacino marino fino a diventare una enorme massa sedimentaria. All'inizio del Paleocene, circa 65 milioni di anni fa, iniziò l'orogenesi alpina che durò circa 20 milioni anni; in questo lungo periodo una serie di movimenti tellurici sollevò l'ammasso di detriti che emerse dal mare formando le rocce e dando origine a questa catena di monti dove ancora oggi è possibile riconoscere, nei resti di un'antica barriera corallina ed alcuni fossili, l'origine marina delle Alpi.

Tra queste montagne, a testimonianza delle battaglie combattute durante la Grande Guerra, vi sono i resti di fortificazioni e trincee.

 

Il sentiero che dal Rifugio Pier Fortunato Calvi (m. 2164) porta alla vetta del Peralba è stato dedicato a Papa Giovanni Paolo II e dal luglio del 1988 porta il suo nome; il pontefice infatti, in occasione di una vacanza nella zona, raggiunse a piedi la cima del monte e si fermò a pregare ai piedi della Statua della Madonna che dalla vetta domina le cime circostanti.

 

 

 

 Monte Nero (Alpi Giulie)

 

« Spunta l'alba del quindici giugno

    comincia il fuoco d'artiglieria

    il Terzo Alpini è sulla via

    il Monte Nero a conquistar »

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Monte Nero, Krn in sloveno, Lavadôr o Crèn in friulano, è una montagna delle Alpi Giulie alta 2.245 m., già in territorio italiano fino al 1947. Sorge in Slovenia, nel comune di Caporetto, a pochi chilometri dal confine con il Friuli-Venezia Giulia.

Deve la sua fama alle azioni belliche che il 16 giugno 1915, durante la prima guerra mondiale, portarono alla sua conquista da parte dell'esercito italiano. Fu la prima importante azione militare della guerra

 

Il 3º reggimento alpini composto dai battaglioni Susa, Pinerolo, Exilles e Fenestrelle, al comando dell'allora colonnello Donato Etna con un'azione notturna occupò la vetta del monte costringendo alla resa il presidio nemico e resistendo ai successivi contrattacchi austriaci.

Di questa operazione uno scrittore austriaco diede questo giudizio: "Quando si parla di questo splendido attacco, che nella nostra storia della guerra viene annoverato senza restrizione come un successo del nemico, ognuno aggiunge subito: giù il cappello davanti agli alpini: questo è stato un colpo da maestro". In quell'azione lievissime furono le nostre perdite, gravi invece quelle del nemico, il quale, oltre numerosi morti e feriti, lasciò nelle nostre mani più di 600 prigionieri e moltissime armi e munizioni.

 

Il Monte Canin

 

    

(Mont Cjanine in friulano, Kanin in sloveno), è una montagna delle Alpi alta 2.587 m. Segna il confine fra provincia di Udine (comuni di Resia e Chiusaforte) e Slovenia (comune di Plezzo) ed è l'ultimo massiccio montuoso delle Alpi Giulie in territorio italiano.

Il gruppo del Canin è costituito da un colossale altipiano calcareo, alto dai 1.800 ai 2.300 m culminante in una larga cresta che lo percorre in tutta la sua estensione. Solo verso Est questa cresta si biforca, dando origine alla Val Mogenza A Sud, verso la conca di Plezzo, l'altopiano ha la forma di un grande mare di roccia. Sul lato Nord, in territorio italiano, è presente un ghiacciaio (in effetti tre piccoli ghiacciai), che con i suoi 2200 m di quota è uno dei più bassi della catena alpina e che è però, al pari di tanti suoi simili nelle Alpi, in forte regressione negli ultimi anni.

 

 

 

Dalla cima si gode di uno splendido panorama: verso Nord lo Jôf di Montasio (2.754 m) e lo Jôf Fuart (2.666 m), verso Est il Mangart (2.677 m), lo Jalouz e il Tricorno (2.853 m), verso Sud la pianura friulana e l'Adriatico.

L'Altopiano del Canin è interessato da fenomeni di carsismo dovuto alla dissoluzione delle rocce per opera delle acque. Si formano quindi in profondità caverne, pozzi e grotte ed altri fenomeni tipici del carsismo di profondità che fanno del Canin un'area molto nota anche a livello internazionale. A renderla particolarmente famosa sono i profondissimi abissi che sprofondano nei calcari dell'altipiano spesso per centinaia di metri, ma da qualche anno a questa parte si scoprono grotte che superano i mille metri di profondità.

Ora i fianchi della montagna sono attraversati, sia nel versante italiano che in quello sloveno, dalle piste da sci delle stazioni di Sella Nevea e Plezzo. Sono in corso di ultimazione i lavori per collegare le due località, con la creazione di un unico comprensorio fra i 1.200 e i 2.200 metri.

Negli anni addietro c'è stata una battaglia per il possesso del Canin tra Oseacco, frazione di Resia, e Resiutta, comune confinante con Resia, vinta da Oseacco. Da quel momento ci fu un nuovo insediamento nella valle Coritis.

 

 

Mangart

 

 

 

 

Il Mangàrt, è una montagna delle Alpi alta 2.677 m. Situato fra il comune di Tarvisio, in Friuli-Venezia Giulia, e Plezzo, in Slovenia, vi passa il confine tra le due nazioni. Per altezza è la quarta cima della catena delle Alpi Giulie.

È la cima principale del gruppo omonimo, che si stende tra il passo del Predil e la sella di Rateče. È unito da una sottile cresta al gruppo dello Jalovec, a sud, da cui lo separano la val Coritenza ad ovest della cresta e la val Planica ad est.

Le severe pareti nord del nodo centrale sovrastano con una lunga cresta la conca dei laghi di Fusine e offrono diverse ascensioni alpinistiche impegnative, soprattutto sulla parete della cima secondaria del Piccolo Mangart di Coritenza.

 

  

 

 

 

Jôf Fuart

 

 

 

Lo Jôf Fuârt  (Viš in lingua slovena, Wischberg in lingua tedesca) è una montagna delle Alpi Giulie alta 2.666 m s.l.m. Si eleva tra la forcella Mosè e l'Alta Madre dei camosci, ed è considerata una delle cime più belle e imponenti delle Alpi Giulie. La via normale alla cima del monte sale dal versante sud (comune di Chiusaforte). Come le cime vicine (Monte Canin, Jôf di Montasio) fu luogo di aspri combattimenti nel corso della prima guerra mondiale. Dalla cima si gode uno splendido panorama specialmente sui gruppi del Montasio, Canin, Tricorno e Mangart. A Nord si vedono le verdi vallate della Carinzia, di Tarvisio, di Villaco, i laghi di Wörth e di Ossiach.

 

È la vetta principale di un gruppo di cime che si allunga da ovest ad est, proseguimento senza soluzione di continuità del gruppo del Montasio, da cui è separato dalla forcella Lavinal dell'Orso.

 

 

 

 

Jôf di Montasio

 

 

Il Jôf di Montasio, (Jôf dal Montâs in friulano, Špik nad Policami in sloveno, Bramkofel in tedesco) è una montagna delle Alpi alta 2.754 m situata in Friuli-Venezia Giulia sulle Alpi Giulie in provincia di Udine.

È la seconda cima per altezza delle Alpi Giulie dopo il Monte Tricorno (situato in Slovenia), di cui costituisce il contraltare italiano, e la seconda cima più elevata del Friuli-Venezia Giulia dopo il Coglians. La sua sagoma massiccia a nord sovrasta l'abitato di Malborghetto Valbruna, a ovest il paesino di Dogna, a sud la stazione sciistica di Sella Nevea. Sul versante nord sono situati due piccoli ghiacciai, il Minore e l'Occidentale.

 

 

Volaia

   

La cima del monte Volaia è una meta ideale per l'escursionista che voglia cimentarsi in una salita di grande soddisfazione che introduce nel mondo dell'alpinismo. Dislivelli elevati, sentieri poco frequentati, esposizione e difficoltà di primo grado inferiore sui passaggi rocciosi nonché la quota raggiunta fanno di questa mèta un punto ideale per coloro che amano la montagna più selvaggia. Il monte Volaia è raggiungibile da Collina attraverso Casera Chianaletta con la salita diretta alla Tacca del Sassonero oppure attraverso Casera Chiampei collegandosi al sentiero precedente solo dopo aver raggiunto Forcella Ombladèt. La Tacca del Sassonero, ricca di gallerie e casematte ormai distrutte regala vertiginosi scorci sull'austriaca Alpe di Volaia, segna l'inizio dell'aereo sentierino di guerra che porta verso la cima superando tratti che necessitano di passo sicuro ed elementari capacità di arrampicata.