BASOVIZZA (TS) - DOLINA DEI BOGOMILLI

UN ANTICO SITO LEGATO A RITUALITA' NATURALI

 

 

La Carnia, il Friuli, la Venezia Giulia e la vicina Istria sono luoghi "magici" e misteriosi, giacché il connubio fra le antiche religioni e quelle attuali hanno creato Arte e Ritualità assai interessanti e degne di essere studiate

La cosiddetta "Dolina dei Bogomilli" si trova a Basovizza, a pochi chilometri da Trieste sull'altipiano carsico. Una dolina è una depressione del terreno che sovente è stata usata per contenere greggi e altri animali. Spesso antiche tombe, soprattutto è il caso delle cosiddette "domus de janas" sarde, venivano utilizzate dai pastori per ripararsi dal freddo e dalle intemperie.

Nel Carso ce ne sono decine di migliaia di varia grandezza. Il sito è poco conosciuto e molto discusso negli ambienti archeologici.

E' stata chiamata "Dolina dei Bogomilli" a causa di alcune similitudini con dei siti archeologici della Bosnia-Erzegovina legati all'eresia bogomilla.

Anche se può sembrare simile alle tante doline carsiche, in questi caso ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso e megalitico, costruito non senza una degna motivazione, date le enormi forze lavoro che sono state impiegate per la costruzione del sito. Infatti la grandezza dei massi attorno all'entrata del vano talvolta supera i 2 metri di lunghezza per i 50 80 centimetri di altezza!

 

 

Inoltre la struttura mostra un triplice terrazzamento, allineamenti calcarei e un vano scavato nella roccia, nel quale è possibile accedere, poco alto, ma molto profondo in lunghezza. Ha senso che un pastore costruisca un sifatto luogo per proteggersi dal freddo invernale?

 

    

 

Che sia stato recentemente edificato è dunque da escludere. Che sia stato recentemente utilizzato è possibile, ma qual'era la sua funzione primaria? Sicuramente veniva utilizzato dalle antiche popolazioni Carniche come tempio sacro, all'interno del quale avvenivano particolari rituali nei confronti di diverse divinità antiche. Lo stesso vano conferma questo tipo di utilizzo, spesso vi erano piccole stanze dove i sacerdoti potevano ritirarsi o mostrarsi ai credenti che partecipavano al culto.

Non lontano dalla dolina c'è un cosiddetto "caravanserraglio", così nominato dai vecchi del paese, anche in questo caso alte mura lo circondano.

Taluni affermano che la dolina fu usata per coltivare viti, altri che fu una postazione di artiglieria dell'esercito austro ungarico... Ma anche ciò non lo si è mai dimostrato.

Resta il mistero.

Non è un caso che nei pressi di Basovizza siano tanto diffuse storie di strani esseri che popolano i boschi, non per nulla nel Carso in particolar modo, sono conosciute molte tipologie antiche di riti, leggende e tradizioni pagane. Queste conoscenze sono direttamente collegate alle varie doline presenti in queste zone, confermando il fatto che venissero utilizzate per antichi rituali.

Anticamente veniva particolarmente prediletto il festeggiamento del solstizio, soprattutto quello estivo (21 giugno/21 dicembre). Tutti sanno che il 21 giugno è il giorno "più lungo" dell'anno e da quel giorno tutte le successive giornate si accorciano fino al corrispettivo 21 dicembre, in cui accade il contrario. Oltre all'esaltazione del sole che presenzia sulle tenebre molto a lungo, si ricorda che nel passato i Babilonesi vi festeggiavano anche il matrimonio tra il Sole e la Luna (probabilmente perchè il Sole restando in scena così tanto a lungo, riusciva ad incontrare la Luna...). Anche in Italia, in particolar modo in Sardegna, esistono luoghi sacri, in cui gli uomini preistorici avrebbero costruito degli "apparecchi" per far sì che il Sole e la Luna potessero incontrarsi più facilmente, i pozzi sacri.

Sì, perché ricolmi di acqua e in posizioni molto precise permettevano che il sole e la luna si specchiassero nello stesso momento, solo in occasione del solstizio invernale, cosicchè potessero sposarsi sotto gli occhi festanti dei devoti.

Nonostante non vi siano gli stessi pozzi, anche sul Carso e nei dintorni di Basovizza, vengono ricordati gli stessi rituali, anzi non è da escludere che queste doline siano state costruite proprio per questo scopo. Soprattutto non è da sottovalutare che l'unione di Sole e Luna equivarrebbe all'unione del regno della luce con quello del buio, metafora del dualismo tanto decantato proprio dal movimento bogomil.

Nel corso della storia, per contrastare la festa del 21 giugno, i cristiani istituirono la festa di San Giovanni, il 24 giugno. "Casualmente" anche il solstizio d'inverno festeggiato il 21 dicembre, venne contrastato dal 24 dicembre, la nascita di Gesù. Giovanni e Gesù... i due Messia per eccellenza sarebbero nati 3 giorni dopo i solstizi. Il popolo sia il 21 che il 24, chiedeva le stesse cose, una terra fertile e una prole sana e forte. Dunque finiva che durante la stessa festa di San Giovanni, che doveva essere completamente cristiana, caratterizzata da preghiere e null'altro, le fanciulle erano solite dedicarsi a tanti piccoli rituali pagani, volti alla invocazione del matrimonio, dimostrando così che le culture pagana e cristiana erano perfettamente unite, come se fossero sposate! Il simbolo di San Giovanni, l'acqua, veniva utilizzato per compiere riti magici, veniva per esempio raccolta la rugiada della notte prima del 24, perché considerata acqua dispensatrice di eterna giovinezza. In altri casi ci si immergeva nelle acque di fiumi o laghi sempre come richiamo all'immortalità. Era una sorta di battesimo della "carne", perché si ricercava salute, forza virile e fertilità. Si ricercava insomma la vita.

Era tradizione anche accendere un grande fuoco, che non era visto come simbolo del male, bensì come elemento purificatore alla pari dell'acqua.

Anche la figura delle fate era molto diffusa da queste parti, alla pari degli angeli, perché anche loro sceglievano un bimbo da crescere e proteggere. Abbiamo l'ennesimo connubio di paganesimo e cristianesimo, perché la figura buona e luminosa in questo caso è femminile, testimonianza della cultura antica matriarcale che ha donato per secoli a Dio un volto di donna.